Sei in:  GIUSTIZIA > La Costituzione italiana tra passato e futuro

La Costituzione italiana tra passato e futuro

comment : Off
  1. La Costituzione ha oltre sessanta anni di vita: tanti, se si pensa alla maggior parte delle carte costituzionali; pochi, se si pensa all’età ben più ragguardevole di quella degli Stati Uniti. In quest’arco di tempo il contesto politico, economico e sociale del nostro paese è profondamente cambiato, ma la Costituzione è tutt’ora attuale .
  2. Capire la Costituzione vuol dire comprendere che essa ha significato il rifiuto di ciò che il fascismo aveva rappresentato: la compressione delle libertà civili e politiche e del pluralismo politico, il totalitarismo statale, il controllo autoritario del pluralismo sociale e la concentrazione del potere, il bellicismo, il razzismo. E vuol dire comprendere che i valori fondanti della convivenza, espressi dalla prima parte della Costituzione – dedicata a definire i diritti e i doveri dei cittadini, dopo aver richiamato i principi fondamentali – sono frutto di un impegno comune. Un impegno non soltanto a carattere negativo, unificato dal comune rifiuto del recente passato; ma anche a carattere positivo, unificato da una prospettiva futura di rispetto ed attuazione di principi e valori condivisi.
  3. I principi democratico, lavorista, personalista, pluralista, di solidarietà, di eguaglianza e pari dignità sociale, di laicità, pacifista – su cui si fonda la nostra Costituzione ed in cui si radicano i diritti ed i doveri espressi da essa − sono patrimonio di tutti, non di una maggioranza o di un’opposizione. Essi esprimono la realtà fondante e inalienabile della condizione umana; e sono principi profondamente attuali, di fronte alle contraddizioni e alle inquietudini della globalizzazione.
  4. Qualcuno lamenta che la nostra Costituzione sia troppo poco “economica”, perché parla solo marginalmente di concorrenza, di mercato, di competitività, al pari ad esempio dei trattati europei; o che essa sia troppo lavorista.
  5. Ritengo che, da un lato, l’ampiezza delle previsioni costituzionali consenta di ricomprendere anche valori nuovi, rispetto al momento della emanazione della Costituzione; dall’altro l’esasperazione della dimensione economica e di mercato, tipica della globalizzazione, giustifica ampiamente l’ottica personalista e lavorista della nostra Costituzione.
  6. A differenza della prima, la seconda parte della Costituzione – dedicata all’ordinamento della Repubblica – risente più direttamente del contesto in cui venne emanata. Un contesto nel quale la contrapposizione fra partiti e l’incertezza sul futuro rendevano inevitabile il ricorso ad una prospettiva fortemente garantista, di equilibrio fra i poteri.
  7. Sotto questo aspetto, la revisione parziale della seconda parte della Costituzione è necessaria per rimuovere gli inconvenienti di un bicameralismo perfetto; per garantire all’esecutivo stabilità, efficienza e capacità di decisione; per assicurare equilibrio fra istanze di unità e di autonomia, fra centralismo e localismo. A condizione, però, che la revisione non diventi pretesto per una contestazione globale dell’impianto costituzionale, tuttora assolutamente valido; e non diventi strumento per incidere – attraverso la modifica della seconda parte – sul contenuto dei diritti inviolabili e dei principi fondamentali che costituiscono il DNA della “forma repubblicana”.