- La Costituzione ha oltre sessanta anni di vita: tanti, se si pensa alla maggior parte delle carte costituzionali; pochi, se si pensa all’età ben più ragguardevole di quella degli Stati Uniti. In quest’arco di tempo il contesto politico, economico e sociale del nostro paese è profondamente cambiato, ma la Costituzione è tutt’ora attuale .
- Capire la Costituzione vuol dire comprendere che essa ha significato il rifiuto di ciò che il fascismo aveva rappresentato: la compressione delle libertà civili e politiche e del pluralismo politico, il totalitarismo statale, il controllo autoritario del pluralismo sociale e la concentrazione del potere, il bellicismo, il razzismo. E vuol dire comprendere che i valori fondanti della convivenza, espressi dalla prima parte della Costituzione – dedicata a definire i diritti e i doveri dei cittadini, dopo aver richiamato i principi fondamentali – sono frutto di un impegno comune. Un impegno non soltanto a carattere negativo, unificato dal comune rifiuto del recente passato; ma anche a carattere positivo, unificato da una prospettiva futura di rispetto ed attuazione di principi e valori condivisi.
- I principi democratico, lavorista, personalista, pluralista, di solidarietà, di eguaglianza e pari dignità sociale, di laicità, pacifista – su cui si fonda la nostra Costituzione ed in cui si radicano i diritti ed i doveri espressi da essa − sono patrimonio di tutti, non di una maggioranza o di un’opposizione. Essi esprimono la realtà fondante e inalienabile della condizione umana; e sono principi profondamente attuali, di fronte alle contraddizioni e alle inquietudini della globalizzazione.
- Qualcuno lamenta che la nostra Costituzione sia troppo poco “economica”, perché parla solo marginalmente di concorrenza, di mercato, di competitività, al pari ad esempio dei trattati europei; o che essa sia troppo lavorista.
- Ritengo che, da un lato, l’ampiezza delle previsioni costituzionali consenta di ricomprendere anche valori nuovi, rispetto al momento della emanazione della Costituzione; dall’altro l’esasperazione della dimensione economica e di mercato, tipica della globalizzazione, giustifica ampiamente l’ottica personalista e lavorista della nostra Costituzione.
- A differenza della prima, la seconda parte della Costituzione – dedicata all’ordinamento della Repubblica – risente più direttamente del contesto in cui venne emanata. Un contesto nel quale la contrapposizione fra partiti e l’incertezza sul futuro rendevano inevitabile il ricorso ad una prospettiva fortemente garantista, di equilibrio fra i poteri.
- Sotto questo aspetto, la revisione parziale della seconda parte della Costituzione è necessaria per rimuovere gli inconvenienti di un bicameralismo perfetto; per garantire all’esecutivo stabilità, efficienza e capacità di decisione; per assicurare equilibrio fra istanze di unità e di autonomia, fra centralismo e localismo. A condizione, però, che la revisione non diventi pretesto per una contestazione globale dell’impianto costituzionale, tuttora assolutamente valido; e non diventi strumento per incidere – attraverso la modifica della seconda parte – sul contenuto dei diritti inviolabili e dei principi fondamentali che costituiscono il DNA della “forma repubblicana”.