Intervista su ilsussidiario.net di Pietro Vernizzi
“I migranti trattati come ‘scarti umani’, i carcerati come discarica sociale, l’ambiente maltrattato per il profitto e le minoranze religiose perseguitate sono altrettanti esempi dell’invito che fa il Papa a non calpestare la dignità delle persone”. Lo afferma Giovanni Maria Flick, giurista, ministro della Giustizia tra il 1996 e il 1998 e presidente della Corte costituzionale nel 20082009. Ieri Francesco è intervenuto a New York di fronte ai membri dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.
L’ideale di giustizia del Papa è utile solo per chi crede o può essere accolto anche dai laici?
Sicuramente può essere accolto anche dai laici. I valori che propone il Papa, e che sono centrali nel suo discorso, quali redistribuzione e uguaglianza, hanno due connotazioni: il problema della tutela dell’ambiente e il problema dell’esclusione. Sono due valori profondamente validi dal punto di vista umano e globale, e non soltanto dal punto di vista religioso.
Il Santo Padre propone indicazioni utopiche o fattibili?
Né utopiche né fattibili, propone delle indicazioni necessarie.
Perché?
Perché delinea una strada per la possibilità di una sopravvivenza con riferimento al valore dell’ambiente. Lo ritengo importante anche come messaggio laico, e non soltanto religioso. Affermare che la giustizia è un requisito indispensabile per la validità del diritto e per dare a ciascuno il suo, o che nessuno si può considerare autorizzato a calpestare la dignità delle altre persone o dei gruppi sociali in base al proprio potere, è una constatazione fondamentale per il futuro dell’umanità.
Che cosa ne pensa degli appelli su lavoro, libertà e difesa della vita?
Io sono abituato a ragionare sulla base di una visione nazionale che trae origine dalla nostra Costituzione. Il riferimento del Papa alla difesa dell’ambiente e alla lotta contro l’esclusione è qualcosa che vivifica e completa, con l’autorevolezza del suo messaggio, le indicazioni della nostra Costituzione sulla pari dignità sociale.
C’è un legame tra il discorso del Papa e i valori della nostra Costituzione?
Sì. Quello del Santo Padre è anche un discorso profondamente umano. Per esempio afferma che “la più elementare comprensione della pari dignità umana obbliga la comunità internazionale, attraverso le norme e i meccanismi del diritto, a fare tutto il possibile per fermare e prevenire le sistematiche violenze contro minoranze etniche o religiose, per proteggere le popolazioni innocenti”. Lo stesso vale quando sottolinea la pericolosità di trasformare gli esseri umani in materiale di scarto, e in questo caso non fa che dare una visione ampia sul modo in cui stiamo trattando le migrazioni (penso alla difficoltà di portare avanti anche in concreto la distinzione tra
richiedenti asilo e migranti economici), come pure sulle “discariche sociali” in cui troppo spesso si risolve il carcere.
Bergoglio parla di “riconoscimento di alcuni limiti etici naturali insormontabili”. Qual è il
fondamento di cui parla il Papa?
Dovremmo riuscire a elaborare un linguaggio comune per quelli che sono i diritti fondamentali. Anche su questo possono esserci differenze d’impostazione tra le varie culture e la visione cattolica. Bisogna però cercare di trovare ciò che unisce, e non ciò che divide, proprio in questa prospettiva che ha come obiettivi finali e ripetuti la non esclusione e la salvezza dell’ambiente. Mi interessa sottolineare le indicazioni di principio che il Papa dà, e che conferma più volte: l’esclusione economica e sociale come negazione dell’eguaglianza e della solidarietà umana e come attentato gravissimo ai diritti umani e all’ambiente; il cattivo esercizio del potere che
compromette l’ambiente naturale e comporta l’esclusione di un vasto mondo di donne e di uomini.
Quando il Pontefice denuncia gli “esseri umani” trasformati in “materiale di scarto”, il riferimento è anche a eutanasia e aborto?
Il Papa sviluppa ulteriormente quella logica kantiana in base a cui la persona deve essere considerata sempre come fine e mai unicamente come mezzo. Essa affianca la concezione cristiana della dignità come immagine del Creatore. La prospettiva è peggiorata rispetto ai tempi di Kant, perché oggi la persona è considerata non più soltanto come mezzo, ma addirittura come uno scarto. Alcuni non condividono l’impostazione dei diritti fondamentali che dà il Papa, ma ciò non toglie che il suo discorso valga anche al di là di quelle differenze sulla definizione di che cosa concretamente possa essere lo scarto. Dobbiamo cercare ciò che unisce e non ciò che divide; questa mi sembra un’altra componente essenziale del messaggio del Papa.
Per Bergoglio la corruzione mina non solo gli Stati, ma anche le persone. Lei è d’accordo?
Abbiamo esempi molteplici di questo anche nel nostro Paese. Lei pensi solo alla corruzione e all’inquinamento dei meccanismi della solidarietà che essa ha provocato. Per esempio la corruzione nell’assistenza dei migranti, dei richiedenti asilo, esempi nazionali che però riflettono una proiezione internazionale sulla quale non si può non essere d’accordo, qualunque sia l’idea che uno ha dei valori fondamentali della persona.