di Giuseppe Merola per il FarodiRoma
“Il dialogo tra passato e futuro ci permette di vivere l’unica realtà possibile: la profondità del presente; ed è premessa e condizione della nostra dignità. Sia quella che spetta a tutti noi – cittadini e stranieri – in astratto, in quanto persone. Sia quella che spetta a ciascuno di noi – cittadino o straniero – in concreto, nello svolgimento della propria personalità attraverso gli ostacoli di ordine economico e sociale che ne impediscono il pieno sviluppo e ne limitano la libertà e l’eguaglianza”. Inizia con questo assioma il nuovo libro di Giovanni Maria Flick Elogio del patrimonio. Cultura, arte e paesaggio nella Costituzione italiana (pagg. 160; € 14,00), in uscita in questi giorni per i tipi della Libreria Editrice Vaticana e che sarà presentato al prossimo Salone del Libro di Torino.
Per il presidente emerito della Corte Costituzionale, la memoria del passato è proposta dal linguaggio delle pietre e degli oggetti che esprimono quel passato. Il progetto del futuro è proposto dal linguaggio dei fiori, delle foglie, dell’acqua, della terra, dell’aria che ci circondano e che continuiamo sempre più a violentare e a cercare di far tacere, con la nostra pretesa dissennata di dominio e di sfruttamento dell’ambiente.
Il rapporto con la bellezza e con la ricchezza del passato e con quelle della natura è componente essenziale della dignità ancor oggi (nonostante tutto) e soprattutto domani (se riusciremo a salvarle). Per l’autore “quel rapporto deve essere reso consapevole, possibile e sviluppato attraverso la conservazione delle tracce del passato e la tutela dell’ambiente, di fronte ai guasti sempre più irreparabili che essi subiscono a livello globale ed a livello locale”.
Altrimenti si rischiano la compromissione e la perdita della propria identità; si diminuiscono le possibilità della propria sopravvivenza. Quindi si incide pesantemente sulle condizioni della dignità di tutti in astratto e di ciascuno in concreto.
Per Flick “basta ricordare la distruzione delle vestigia del passato, dai Budda di Bamiyan ai templi di Palmira; o le innumerevoli catastrofi ambientali con il loro corteo di inquinamenti, di morti, di desertificazione, dal lago di Aral alla deforestazione. O ancora le aggressioni alla Valle dei Templi di Agrigento; la cementificazione delle pendici del Vesuvio e delle coste; l’inquinamento del mare e dei fiumi”.
Per questo l’autore propone con questo saggio una sua testimonianza. La dedica innanzitutto alle riflessioni che si possono trarre dalla lettura dell’articolo 9 della Costituzione: sia del primo comma, sulla promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca; sia del secondo comma, sulla tutela del presente e del futuro (il paesaggio, rectius l’ambiente) e della memoria (il patrimonio culturale ed artistico).
É una testimonianza dedicata anche alla riflessione sul rapporto fra spazio (il paesaggio, il territorio e l’ambiente) e tempo (il patrimonio storico e artistico) nel contesto della globalizzazione.
Infine è una testimonianza dedicata all’ambiente come arcipelago di valori spesso in conflitto fra di loro, di cui “offre – scrive l’autore – da ultimo una fotografia spietata l’enciclica Laudato si di Papa Francesco”.
Infine tre riflessioni dedicate rispettivamente al passato e al futuro; al legame fra essi attraverso la cultura; ad alcuni interrogativi che ne derivano. La prima riflessione riguarda l’archeologia pubblica; la seconda riflessione riguarda il bosco; la terza riflessione riguarda il libro e la biblioteca. (…)