di Stefano Badolini per Huffingtonpost
“Casaleggio mi lascia un po’ perplesso”. Parla da “uomo di legge e soprattutto di Costituzione” il presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick per dare una valutazione complessiva dell’intervista di Davide Casaleggio a La Verità in cui si preconizza, superata la democrazia rappresentativa, pur “tra qualche lustro” anche il superamento del Parlamento.
“Sono perplesso”, continua Flick, “perché non ci trovo nessuna traccia di una cultura costituzionale che evidentemente viene ritenuta inutile, perché altrimenti sarebbe stata presente. Rimosso il Parlamento, si passerà alla Costituzione. Come non ci trovo nulla che parli del dubbio, del confronto, solo affermazioni assiomatiche, come quella per cui ‘ben vengano i più puri che epurano i meno puri’”. E’ proprio il mancato rapporto tra il dubbio e la certezza che mi fa paura, perché la mancanza di dubbio, di confronto è sempre figlia dell’autoritarismo.
Dobbiamo essere preoccupati che il presidente dell’associazione che di fatto controlla il partito di maggioranza relativa abbia questa visione del futuro della nostra democrazia?
Sono decisamente preoccupato. C’era qualcuno che voleva fare dell’aula un ‘bivacco di manipoli’, ora c’è chi la vuole chiudere. Mi auguro non possa avvenire. La prima intenzione l’ha smentita la storia, la seconda, vedremo e speriamo.
Non è d’accordo nemmeno quando Casaleggio sostiene che “oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività. Il superamento della democrazia rappresentativa è quindi inevitabile”?
Guardi, Casaleggio giustamente parla del potere delle idee. Ma io citerei anche Giovanni Falcone, “le idee camminano sulle gambe degli uomini”. Mi pare difficile radunare 60 milioni di gambe e tirarne fuori le idee. Piuttosto, si rischia di incentivare la prevalenza di certe idee su altre. Per questo sono rimasto perplesso di fronte all’istituzione di un ministero per la democrazia diretta.
Arriviamo alla frase che ha fatto sobbalzare un po’ tutti, quel “Tra qualche lustro faremo a meno pure del Parlamento”, cosa ne pensa?
Che il Parlamento abbia tanti problemi lo sappiamo tutti, e Casaleggio ha tutti i diritti di ricordarcelo. Che però si arrivi anche a escludere la funzione di controllo – che, bontà sua, almeno per ora gli riconosce – senza specificare chi assolverà a questa funzione è assai grave. Chi controllerà? I 60 milioni di cittadini? Rousseau? Prendiamo una questione importantissima come l’immigrazione. Quando Casaleggio dice che “quello che conta è la percezione quotidiana dei singoli cittadini”, cosa vuole esprimere esattamente? Il singolo, da solo, affacciato alla sua finestra, non può che vedere un pezzetto della realtà. Si può ridurre ogni fenomeno e ogni scelta alla valutazione del singolo? Mi sembra un’esasperazione del – per altri versi giusto – Not In My Backyard.
Non crede alla funzione della Rete nel processo democratico?
La Rete è espressione tipica della globalizzazione, una logica di virtualità e di profitto che abolisce il rapporto con la memoria e con lo spazio e che trasforma tutto in un gigantesco mercato senza contraddittorio, che invece è fondamentale nella formazione delle regole del vivere comune. Va ricordato poi che la globalizzazione ricerca il profitto, e qui mi viene da citare l’episodio del Vitello d’oro della Bibbia. Ebbene, siamo passati dal Vitello d’oro all”‘Algoritmo d’oro”. Con che risultati poi? I risultati ce li dà l’algoritmo e chi lo ha impostato e ciò senza tener conto del pericolo che deriva dalla moda e dalla sempre crescente diffusione delle fake news; mi sembra proprio che si stia seguendo la tendenza a trasformare il cittadino in consumatore.
Dietro all’idea della massima partecipazione c’è dunque in realtà un proposito di stortura autoritaria?
C’è il tentativo di mettere ordine e di gestire molteplici forme di malcontento con il rischio di costruire ed esaltare un’unità fittizia tra milioni e milioni di sensazioni di protesta. Il risultato sarà una parcellizzazione della realtà in chiave solo negativa senza alcuna indicazione su chi dovrebbe accorpare questo fiume di proteste e di malcontenti. D’altra parte in tutta l’intervista non ci sono parole chiare e coraggiose per risolvere le questioni. L’art.1 – e tutta la Costituzione – restano validi perché si opera una sintesi tra prospettiva personalistica e prospettiva solidaristica. Una delle conseguenze della visione di Casaleggio sarà invece la rimozione del secondo comma dell’Art.1: “La sovranità appartiene al popolo. E basta” tagliando via “le forme e i limiti” in cui essa si esercita secondo la Costituzione. Rimosso il Parlamento, sarà la volta della Costituzione. E rimarremo un po’ sguarniti nel rapporto tra Stato e singoli cittadini, oggi garantiti proprio dai giudici e dalle leggi.
Di fatto però il Parlamento non funziona già più. L’uso eccessivo dei decreti legge per esempio e la sussunzione da parte dell’esecutivo della funzione legiferante…
Non c’è dubbio, però rimane una speranza che si possa farlo tornare a lavorare. In parte l’ultimo referendum era un tentativo in questo senso, fallito anche per la molteplicità dei contenuti riuniti in un unico quesito e incomprensibili: peccato mortale quest’ultimo per il referendum che è l’emblema della democrazia rappresentativa. Questa è una regola fondamentale della democrazia diretta, di cui parla Casaleggio: per farla funzionare occorre che la domanda venga compresa. È vero, oggi chi fa le leggi è il governo, com’è accaduto sull’articolo 18 e sulla riforma carceraria, che sta naufragando per volontà della nuova maggioranza. Ma il fatto che un meccanismo non funzioni, è sufficiente per eliminarlo o richiede piuttosto che lo si aggiusti?