di Annamaria Graziano
Le riforme non possono essere strumenti per risolvere i giochi politici della quotidianità
È durato pochi mesi l’accordo dei partiti della maggioranza giallorossa sulla riforma delle legge elettorale. Il ‘Germanicum’, che introdurrebbe un modello simil-tedesco con proporzionale puro e sbarramento al 5%, vede ora i renziani contrari e pronti a chiudere ogni trattativa. Con Italia Viva che ha fatto mancare i suoi voti il Pd ancora non riesce ad ottenere la calendarizzazione della proposta di legge in Parlamento. Ed è alla ricerca di nuovi alleati che diano il loro appoggio alla modifica del sistema di voto delle prossime politiche. La tensione resta alta. Mentre ancora una volta una riforma elettorale si trasforma in terreno di scontro, un risiko in cui obiettivi e posta in gioco sono spesso diversi da quelli dichiarati e minano equilibri politici e stabilità della maggioranza. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick non ha dubbi: “Un grave errore legare le riforme alle contingenze politiche del momento. E poi una legge elettorale si cambia a inizio legislatura, non alla fine”.
Presidente Flick, in queste settimane la modifica della legge elettorale si è arenata. Il ‘Germanicum’ rischia di inabissarsi nel gioco dei veti incrociati, contropartita molto spesso di altre questioni aperte. Cosa sta accadendo?
G.M. Flick: “Purtroppo è chiaro che c’è una contrattazione continua su tematiche diversissime l’una dall’altra e che non hanno niente a che vedere col tema specifico in questione. Come cittadino sono preoccupato e come tecnico perplesso. Ma penso che sia inutile seguire un mese dopo l’altro la serie di varianti infinite che, a seconda delle contingenze politiche attuali, si ripercuotono sulle prospettive di riforma elettorale”.
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